Durante e dopo il Corona virus, la casa rimane un buon investimento.
Vediamo cosa ne pensa Federico Musio, titolare di Futuro Immobiliare,
agenzia di consulenza e mediazione immobiliare in Milano.

Secondo molte persone, il nostro paese verserà in una crisi difficilmente
recuperabile dopo il lockdown causato dalla pandemia del Coronavirus
ed effettivamente è proprio difficile pensare diversamente.
Probabilmente sarà vero, o almeno in parte: di sicuro ad oggi, per come
sono stati gli interventi in linea economica da parte dello stato,
sicuramente ne usciranno feriti in molti, molti avranno e stanno già
avendo grosse opportunità di farsi conoscere esponendosi e rendendosi
visibili con donazioni, iniziative e attività collettive anche molto utili,
ma come al solito sarà il “pesce grosso” a sopravvivere, quello che già
aveva delle riserve consistenti e ancora oggi dopo più giorni di clausura,
riesce ad avere riserve anche oggi e addirittura la possibilità di investire.
Per gli altri sarà la fine: alcuni molleranno subito e altri più tardi,
non riuscendo a pagare il famoso finanziamento gentilmente offerto
come soluzione di grande forza.

Parlo chiaramente delle imprese: ad esse è stata offerta un’unica
possibilità millantata come una vera e propria “potenza di fuoco”,
ma tradotta concretamente nell’obbligo per centinaia di migliaia di
imprese, di presentarsi in banca a chiedere un finanziamento
(che ovviamente si paga, con tasso agevolato, ma si paga…) fino a
6 anni di durata e con un massimo di 25 mila Euro con garanzia totale
al 100% da parte dello stato, senza quindi valutazione da parte
dell’istituto bancario, ma solo con un massimo del 25% del fatturato
dell’anno precedente… cioè?
Cioè se hai fatturato 100 mila Euro o di più, ti spettano al massimo
25 mila Euro, ma se ne hai fatturati meno, ti spetta comunque al massimo
il 25% di quello che hai fatturato nel 2019: quindi se avevi fatturato
40 mila Euro, ti spettano 10 mila Euro… che non bastano di certo a
riprendersi, a coprire il mancato guadagno e ad investire per poter
essere forti nel futuro che sarà comunque incerto.

Ora è ovvio e noto al governo che il tessuto delle piccole imprese fattura
poco, spesso perché a conduzione familiare e con un basso volume
di vendita, eppure le piccole e le medie imprese sono sempre state i pilastri
della nostra Italia e con un provvedimento così, sembra chiara l’intenzione
di voler tagliare fuori i piccoli, che per forza di cose, saranno poi assorbiti
dai colossi e questo vale per ogni settore a esclusione di quelli che sono
ancora attivi, perché ritenuti giustamente servizi essenziali.
Detto questo, virando sul settore immobiliare, il discorso è lo stesso e,
dal punto di vista del cliente finale fruitore dei servizi immobiliari,
l’immobiliare si apre già oggi con nuove tecnologie che anticiperanno poi
le prassi del futuro che adotteranno gli agenti che riusciranno a rimanere
in attività, con prodotti e servizi sempre più vicini virtualmente al cliente,
ma lontani fisicamente con il distanziamento sociale che rimarrà attivo,
per precauzione e per paura ormai assodata di tutti, per molto tempo.
Il mercato immobiliare risulta essere ancora interessante, sopratutto
nelle città che già prima del lockdown avevano un forte interesse a livello
di investimenti, perché saranno proprio gli investitori e sopratutto quelli
che non dovranno necessariamente accedere ad un mutuo,
a poter usufruire di un mercato che sarà ancor più affamato di acquirenti.
Non vale lo stesso discorso per le provincie e per tutte le località dove
già prima dell’emergenza, il mercato era lento o quasi fermo,
perché nella maggior parte di questi luoghi non si parla di acquisti
“in contanti”, ma con accesso al mutuo, spesso molto difficile, soprattutto
dopo la sferzata di una crisi come questa.
In molte città come Milano, non mancavano di certo gli acquirenti,
fino ai tempi non sospetti e non mancheranno nemmeno dopo,
quando si riaprirà alla vita “normale”, che non sarà più poi così normale.

Ci si dovrà però adeguare ad un mercato diverso, con modalità operative
incentrate sull’attenzione alla protezione e all’igiene personale e sarà d’obbligo
avere tutti gli strumenti adeguati non solo in termini di dispositivi di protezione,
ma si dovrà essere totalmente informatizzati e aggiornati per offrire a chi vuole
comprare e vendere casa, il massimo della sicurezza durante gli appuntamenti,
nelle trattative, negli incontri, la maggior parte dei quali saranno e cominciano
già ad essere in video conferenza.
Come analizzato da un noto portale immobiliare, su un campione di oltre 18 mila
utenti alla ricerca di un immobile in vendita, meno di una persona su tre
ha pensato di rimandare l’acquisto.
La percezione che abbiamo noi operatori in effetti è proprio la stessa:
si sono rimandati tutti gli appuntamenti appena ci siamo chiusi tutti in casa,
ma si sono attivati nuovi canali, come la video valutazione e gli open house virtuali,
proprio per rispondere alla richiesta che i clienti continuano a farci
in questo periodo: vedere le case, ma da casa.

Questo è il modo più giusto di prepararsi all’acquisto e seguiranno tutte le
precauzioni del caso, per rendere possibile e sicura ogni operazione,
anche nelle fasi successive alla pandemia.
Certo ci sarà un ribasso nel numero delle transazioni che ci si aspettava dal 2020,
anche perché intanto il tempo passa e siamo tutti fermi a casa, ma l’attività online
dei clienti che cercano casa è ancora forte, a dimostrazione che non si vuole escludere
il discorso, ma si sente la necessità di adattarsi a un nuovo modus operandi,
resosi ormai necessario.
Anche i notai infatti si stanno attrezzando a dovere e per il momento sono pronti
a rogitare, con le sole parti direttamente coinvolte negli atti, quindi senza la
presenza dei mediatori e degli impiegati di banca, ma solo per pratiche indifferibili.
Investire in immobili è ancora giusto?
Si, con oculatezza ancor più di prima, le zone cosiddette “rosse” non dovranno
influenzare la scelta in fase di acquisto, anche perché prima o poi la crisi,
l’emergenza e il rischio contagio finiranno, ma appunto bisognerà avere ancor
di più, una visione a lungo termine, volta a fare centro oggi, per poter guadagnare
anche nel breve mettendo a reddito e in tempi migliori rivendendo l’immobile.
Quali le città migliori?
Le solite del periodo pre-crisi, bisognerà piuttosto rivedere l’ottica in termini di
ristrutturazioni, di design costruttivo e di comfort per le unità abitative, perché
la vita sarà diversa, più incentrata a esser vissuta in luoghi puliti, ordinati, comodi e
sopratutto tecnologicamente avanzati, quindi stesse città, ma si dovrà cambiare
mentalità e aggiornare a dovere gli immobili, per renderli ancora appetibili al
nuovo mercato.
Federico Musio, Futuro Immobiliare Real Estate.
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